Celeste educazione dei veggenti di Fatima

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I bambini, che ebbero il privilegio santificante di diventare, da Fatima, missionari della Vergine per il mondo, furono cristianamente educati da una famiglia fervidamente apostolica e da un parroco, che era una barriera contro la rivoluzione massonica. Il cielo, però, intervenne direttamente per prepararli al contatto con la Vergine Santa.

Nella loro intatta ingenuità essi sapevano d’essere sempre accompagnati dall’Angelo custode, perciò non si stupirono troppo quando, nel 1916, ebbero la visione dell’Angelo che li istruì a proposito della protezione celeste sul Portogallo, dell’adorazione dovuta a Dio, specialmente presente nel sacramento dell’altare, e del dovere di essere caritatevolmente solidali nell’espiare i peccati degli uomini in unione col Redentore. Essi non parlarono con nessuno di questo eccezionale catechismo che completava quello familiare e parrocchiale.

Tuttavia la più piccola dei tre non riuscì a mantenere il silenzio a causa dell’eccessiva gioia causata dall’apparizione della Vergine. Costei si presentò amabilmente nel costume festivo delle donne d’un vicino villaggio di pescatori chiamato Nazarè.

I bambini non colsero il significato nascosto in questo nome che poteva indurli a connettere l’ amabile signora apparsa con “ Nazaret” (e quindi con la Madre di Gesù); chiesero pertanto alla bella signora di dove fosse e allora ebbero migliore comprensione perché la signora rispose “Io sono del Cielo”.

Già a Guadalupe e a La Salette la Santa Vergine era apparsa adottando costumi del luogo, e anche questa volta seguì tale metodo, vestendo la gonna larga e corta delle donne dei pescatori vicini; il brillio di quella gonna suggeriva, però, ai bambini l’eccezionalità di chi la indossava e si rivolsero a lei con massima deferenza: “Vostra grazia cosa vuole da noi?”. Erano dunque ben disposti.

Don Ennio Innocenti