Sempre più spesso si sentono cristiani che fanno appello alla propria coscienza come ultimo tribunale, facendo capire che mettono l’opinione al vertice della coscienza.
Ignorano forse che Dio ha rivelato i criteri cui deve conformarsi la coscienza?
Già prima di Cristo era noto che il criterio assolutamente supremo della coscienza era l’amore verso Dio. E Gesù non ha forse perfezionato questo antico criterio? Perfino i Romani prima di Cristo sapevano che era un dovere primario l’amore per il bene comune.
Ma è strano che dei cattolici si rimettano alla propria opinione quando l’Autorità della Chiesa è intervenuta, con tutte le garanzie dello studio e del vaglio delle opinioni, su questioni importanti e difficili.
Ognuno dovrebbe chiedersi solo se va verso il bene, il bene conosciuto per rivelazione e per vaglio ragionevole, non già per impressioni, emozioni, passioni, interessi.
Non basta dire: “mi pare giusto”, “ho l’impressione che sia giusto”. Occorre poter dire: “questa è proprio la via giusta per il bene”.
La coscienza per essere retta deve essere informata (mentre spesso è cieca per ignoranza) e deve anche essere costantemente ancorata al criterio sovrano già detto (l’accettazione di Dio, della sua volontà che è sicuramente sempre buona e diretta al bene).
Pessimi maestri sono coloro che insegnano ad adorare la propria opinione, il proprio punto di vista, il proprio interesse: sono maestri di anarchia.
Don Ennio Innocenti