L’artista cristiano vuole, a somiglianza di Dio, partecipare sé, la sua luce, il suo vivere in Dio.
Come è in realissimo spirituale colloquio con Dio, così è in realissimo colloquio con la realtà sensibile, nella quale egli sa che Dio è presente. Egli stabilisce il contatto con i suoi molteplici sensi, ma questi sono impregnati delle sue interiori molteplici potenze spirituali (emozioni, fantasie, pensieri…), sicché dai sensi giunge ad una complessa sintesi conoscitiva, capace di essere comunicata, in rapporto alle conoscenza espressive.
Queste non sono l’unico criterio per deciderne l’espressione, perché egli valuta l’impatto dell’espressione nell’ambito sociale al quale si rivolge con un responsabile collaborazione.
Quando ha maturato la sua decisione, egli dona in oblio di sé la luce ricevuta tanto che potrebbe dire: “Quest’opera sono io in dono”.
Egli sa di dipendere nel suo essere e nel suo operare e mira a realizzare il meglio di sé per farne dono nel desiderio di contribuire, nel quadro provvidenziale, al bene dei fratelli, verso i quali è in riconoscente debito fin dagli inizi della sua personale storia.
Compiuto il dono, come il seminatore guarda avanti nel solco che la storia gli ha preparato.
Don Ennio Innocenti