Silenzio cattolico sul Giappone

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Tutte le attenzioni sono per la Cina. Come mai la stampa cattolica tace sul Giappone?

Eppure la Chiesa Cattolica non è senza problemi anche in Giappone. Non ci sono problemi nei rapporti tra Santa Sede e Stato, ma ci sono problemi pastorali nella società giapponese.

I cattolici sono forse 400 mila, ma i protestanti sono il doppio e questo significa già qualcosa, qualcosa di più della disponibilità finanziaria dei missionari protestanti.

L’universalismo cattolico urta il nazionalismo giapponese, la morale sessuale cattolica urta il costume locale, la religione ufficiale (scintoismo) è naturalistica come quella confuciana e tende a sacralizzare cose di questo mondo. Il buddismo, pur essendo di derivazione straniera (filtrata dalla Cina), prevale coi suoi adattamenti e il suo sentimentalismo. Tra la gente è molto diffuso un politeismo innegabile.

Forse per i Giapponesi pesa sul cristianesimo la memoria della sua plurisecolare messa al bando, forse grava il recente ricordo della sleale strage atomica; inoltre non è indifferente il collasso generale della moralità privata e pubblica segnalata, tra l’altro, dal crollo demografico. Può darsi che anche tra gli ecclesiastici giapponesi fermenti la crisi che noi osserviamo in Europa, o che nel laicato ecclesiale non ci sia abbastanza slancio missionario, prigioniero del “produttivismo”.

Certo è che l’orizzonte è fosco: il risentimento coreano, la tensione con la Cina, l’ambigua tutela statunitense strumentalizzatrice del Giappone in funzione anti-cinese influenzano certamente anche la cattolicità del Giappone che vede sulla ribalta il riarmo nazionale più che l’avanzata del fascino di Gesù.

Ennio Innocenti