Riemerge con Papa Bergoglio il tema gnostico

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La tematica gnostica è assai diffusa in tutto il Cinquecento. Successivamente domina la tematica imposta dal confronto dialettico riforma/controriforma, ma non a caso Wojtyla aveva espresso l’opinione che forse la gnosi avesse attraversato anche altri secoli cristiani. Infatti Ratzinger rilevò la ripresa della gnosi egizia nel tempo delle cosiddette “guerre di religione” (sec. XVII).

Al di là di queste macroscopiche evidenze, le infiltrazioni gnostiche sono sospettate all’Università di Padova, non solo per qualche passaggio criptico di Galileo ma, soprattutto, con l’interpretazione materialistica di Spinoza data dal francescano scotista Bonaventura Lucchi; del resto anche a Roma, il S. Uffizio tenne una pratica aperta per vent’anni a proposito delle vedute di Giovanni Battista Marino, idolo dei salotti.

E cosa diffondeva nel ‘700 Cagliostro per l’Europa, sotto i veli di Iside, se non la gnosi? Culto di Iside rilanciato dal massone Mozart nel Flauto …. e sotto i veli dell’ordine rosacrociano che insegnavano Mesmer e Saint-Germain? Gravi sospetti gravano sul prete illuminista Condillac, precettore di Ferdinando Borbone Parma.

E come ignorare il successo settecentesco di “Aurora Nascente” di J. Böhme?

Inoltre non bisogna sottovalutare la moda settecentesca “cinese”, veicolo di idee orientali gnostiche.  Forse anche per questo è stato incoraggiato dall’autorità ecclesiastica lo studio del buddismo, merito del cappuccino Orazio Olivieri (autore, tra altre opere importanti, di un monumentale dizionario italiano – tibetano) e del gesuita Ippolito Desideri (i cui importanti scritti antignostici furono rieditati nel 1989). Desta sorpresa il grande impegno profuso dal Card. Mezzafanti (che conosceva un centinaio di lingue) nello studio del cinese, quasi in gara con molti altri cappuccini.

Il gesuita pittore Giuseppe Castiglione (+1766), tanto ben voluto alla corte cinese, è testimone di uno scambio culturale da approfondire, ma non ha certo bisogno di chiarimenti la diffusione della gnosi massonica per tutto il settecento et ultra.

C’è inoltre da tener presente per tutto il Settecento della diffusione della gnosi cabalistica, che raggiunge anche Kant (e non solo tramite Mendelssohn).

Nell’Ottocento, infine, la gnosi trionfa con la pervasiva massoneria, specie in Italia (dove ben 8 sono i ministri della pubblica istruzione massoni), fermentatrice di tutte le principali rivoluzioni.

Purtroppo la gnosi s’infiltra anche nella Chiesa, mascherata, ma diventa esplosiva all’inizio del Novecento, specialmente tra gli artisti, coinvolgendo il costume e l’emancipazione femminile (tema dell’androgino).

A Roma si segnala nel primo Novecento un fatto significativo.

Il banchiere Torlonia acquistò dai Colonna, una grande villa, sulla Nomentana, costruita su un antico tempio di Saturno. Essa fu ristrutturata prima dal Valadier, poi da Coretti, che v’introdusse l’esaltazione di Bacco conquistatore dell’India (opera di Rinaldi) con l’aggiunta, tanto per non sbagliarsi, dei due obelischi gemelli di 10 metri. Torlonia la dette a Mussolini (che tollerò una piccola schiera di gnostici come utile fiancheggiatrice dei suoi utenti). La villa è ora restaurata.

Ed ecco Papa Bergoglio che insiste (per almeno 3 volte) sul pericolo della gnosi: egli, tuttavia non pensa alla grande gnosi, quella metafisica, quella della dialettica originaria del doppio contrario, bensì è solo preoccupato della gnosi sociologicamente settaria che s’insinua nella Chiesa. Solo recentemente lambisce la dialettica, ma non la approfondisce. Il Papa dovrebbe invece sfidare gli gnostici a render ragione dell’essere: donde viene l’essere che sperimentiamo? Forse dal nulla? Oppure dall’Essere? Ratzinger aveva avvisato: senza trascendenza si cade nella gnosi.

Don Ennio Innocenti