Sul cosiddetto “ruolo centrale della persona umana”

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Il progettato trattato della Costituzione Europea parla del “ruolo centrale della persona umana”. Avere un ruolo significa avere un posto, una parte, una funzione in un certo contesto (un ufficio, un teatro, una squadra sportiva…). Qui il contesto è la normativa giuridica progettata come costituzionale. Dunque l’espressione significa che in tale normativa la persona umana ha un posto centrale, è il centro di riferimento delle norme previste: però non dice perché, non dice la ragione della sua preminenza, della sua importanza, della sua attrazione, della sua virtù regolatrice.

Questa reticenza fa capire che il legislatore non parte da una realtà incontestabile, dal dato storico e vissuto (dalla società da rappresentare nelle norme), ma da opinioni ideologiche (forse vaghe, forse contraddittorie, forse non condivise).

Infatti la realtà storica indubitabile (vissuta per secoli e secoli) dice che il concetto di persona è nato all’interno della cultura cristiana per esprimere la superiorità dell’uomo rispetto ad ogni altro essere materiale e la sua grandezza di origine (Dio) e di fine (Dio), la sua esperienza infinita sull’intera realtà (perfino su Dio): di qui il suo valore non subordinabile ad ogni altro valore mondano, anche se coordinabile in gerarchia con ogni altro valore mondano.

Per questa sua unica sovranità spirituale la persona umana diventa il centro di ogni ragionevole organizzazione giuridica. Perché non lo si dice? Perché i rappresentanti francesi non l’hanno voluto. Ma così non si capisce perché la persona umana è centrale.

Don Ennio Innocenti