La decadenza della coscienza

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E’ vero che noi siamo il nostro corpo, ma il nostro organismo corporeo non è solo bello e armonico, essendo anche dotato di strabilianti poteri trasformanti, come è evidente dalla trasformazione del cibo, ma anche dalla trasformazione della sensazione in pensiero.

Non si sa l’origine di questi strabilianti poteri; il ricorso che si fa al sistema nervoso (che è solo parte dell’organismo) è il balbettio di chi si ritrova strumenti inadeguati: infatti il pensiero non è il cervello e una mano artificiale è mossa dal pensiero.

Il fatto è che noi nasciamo con un misterioso potere capace di interpretare il primo sorriso, di coordinare emozioni, immagini, pensiero, ragionamento, un potere che ci permette di autocostruire liberamente il proprio patrimonio esperienziale.

Il senso del dovere è un mero fatto nervoso? L’apprezzamento del bene è un mero fatto nervoso?

Si straparla di neuroscienza, ma la nostra vita psichica è ben più vasta delle mere reazioni nervose, le quali sono soltanto al suo servizio.

Bisogna fare nuovamente posto alla filosofia, alla domanda che chiede la ragione adeguata al fatto. Ovviamente non può essere l’inconscio a rendere ragione della coscienza, né la cellula a rendere ragione dell’illimitato.

Bisogna dire che nasciamo con un potere che pervade il corpo, ma non è il corpo, gli è superiore. Noi siamo il nostro corpo e siamo anche qualcosa di più, di irriducibile al corpo.

Le persone religiose dicono: “Nasciamo con un potere (o legge) divino perfettamente coordinato col corpo, parente di ogni forma materiale e perciò capace d’interpretarla per qualche similitudine. E potrebbe darsi che tutto sia simile al lume divino originario”.

Don Ennio Innocenti