Il Rosario e la politica

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Il Rosario è una preghiera facile e gradevolmente corale e perciò atta per espressioni religiose di massa, le quali concernano spesso l’invocazione dell’aiuto celeste per contrastare mali morali e sociali.

Per questo il Rosario è diventato più volte nei secoli bandiera spirituale per battaglie di significato anche politico.

Sia San Pio V che Pio XII, ma anche Papa Wojtyla e Papa Bergoglio hanno avallato questa espressione liturgica popolare.

Ultimamente l’Episcopato polacco mostrò al mondo la volontà religiosa del popolo polacco di preservare la propria cultura cristiana recitando il rosario lungo i confini della Patria.

In Gran Bretagna assistiamo nei parchi e negli stadi ad una impressionante ripresa della recita collettiva del Rosario.

E chi avrebbe immaginato che dietro la vittoria cattolica nelle ultime elezioni in Andalusia ci fosse una ripresa della diffusa recita del Rosario?

In Svizzera l’associazione legalmente riconosciuta Helvetia Christiana ha occupato varie piazze in diversi Cantoni per la recita collettiva del Rosario, anche se questo permesso è stato negato a Lugano.

Perché dunque meravigliarsi se un leader italiano si presenta in piazza ai suoi sostenitori con il rosario in mano?

In Brasile quel che è certo è che il Presidente ora eletto ha concluso il suo discorso d’insediamento con l’invocazione “Dio sopra tutto”.

E’ un segnale eloquente di voler una rinascita morale. O forse è meglio sperare nei partiti? O nei tribunali? O nella scienza?

E’ perché dovrebbero essere solo i preti e i Vescovi a innalzare il Rosario? Non è forse una libera preghiera popolare?

Don Ennio Innocenti