Quirino ha “censito Gesù”?

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E’ oggetto di discussione la storicità o meno del passo del Vangelo di Luca, che fissa l’epoca della nascita di Gesù e descrive la particolare condizione in cui essa avvenne:

“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare ognuno nella propria città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto” (Lc. 2,1-6).

Si obietta, infatti, che Quirino, secondo le fonti storiche disponibili, non era governatore della Siria all’epoca indicata da Luca, che come vedremo nel seguito dovrebbe essere il 7 a.C., in quanto avrebbe assunto tale carica solo molti anni dopo.

Molti di quelli, che avanzano il sospetto che Luca abbia “inventato” il quadro storico della nascita di Gesù, sono avversari del cristianesimo e tentano di “sgretolare” il quadro storico dei Vangeli per arrivare, infine, a contestare il racconto della “tomba vuota”. Purtroppo anche molti credenti avvalorano le tesi degli avversari del cristianesimo, attribuendo a molti degli episodi, raccontati dagli evangelisti, un significato unicamente simbolico: in particolare, secondo questi ultimi, Luca avrebbe scritto il passo sopra riportato per “far nascere” Gesù a Betlemme, come era previsto da alcune profezie messianiche: ciò anche se Luca non fa riferimento a tali speranze, cosa che vanificherebbe questo supposto intento.

Conviene allora fare un esame del passo di Luca secondo la metodologia delle scienze storiche, dando solo alla fine dell’esame un giudizio in merito alla sua storicità.

Dapprima cerchiamo di comprendere cosa vuole dire Luca, inquadrando così la questione:

  1. Gesù nasce quando l’imperatore Augusto ordina un censimento generale di tutte le terre dell’impero (sembra, quindi, delle terre direttamente dipendenti da Roma e di quelle dipendenti da re alleati); dall’iscrizione Res Gestae risulterebbe che Augusto abbia fatto svolgere tre censimenti generali, preceduti da lustrum, nel 28 a.C., nell’8 a.C. e nel 14 d.C., dei quali si riporta, però, solo la conta dei cittadini romani; è certo, ad ogni modo, che Augusto abbia fatto svolgere continui censimenti, anche in aree vicine alla Giudea (Egitto, Apamea); il censimento della Giudea, allora regno alleato, di cui parla Luca, dovrebbe essere stato svolto più o meno in contemporanea a quello dell’8 a.C.1;
  2. il censimento in questione sarebbe il “primo”; questo ci fa ritenere che Luca voglia specificare che si tratta del primo censimento svolto in Giudea rispetto al secondo avvenuto nel 6 d.C. quando sicuramente Quirino era governatore della Siria2;
  3. non si dice espressamente che questo “primo” censimento sia stato condotto materialmente da Quirino, ma solo che è avvenuto quando Quirino era governatore della Siria3; non si può escludere, tuttavia, che la sottolineatura data al nome di questo alto funzionario romano abbia solo un valore cronologico, ma voglia significare che in qualche modo egli fosse coinvolto nella conduzione del censimento, magari solo per averlo ordinato a seguito delle disposizioni imperiali;
  4. la terminologia greca (eghemoneuontos tes Surias), tradotta in italiano con “governatore della Siria”, è molto generica, indicando la parola greca “egemone” un ambasciatore o chi ha una autorità delegata, anche al comando forze militari: in definitiva in italiano sarebbe stato meglio lasciare proprio “egemone”.
  5. Luca sembra sicuro che il tempo di questo “primo” censimento della Giudea, indicato in modo sufficientemente preciso, dove essere ben noto a chi riceve i suoi scritti (il Teofilo a cui erano indirizzati il Vangelo e gli Atti degli Apostoli? Quelli che abitavano la “casa di Cesare”, di cui si parla in una lettera di Paolo? I cristiani che appartenevano all’area anatolico-siriaca?).

Per stabilire la veridicità storica di questo versetto non si può fare quello che si svolge abitualmente in una ricerca storica, ossia recarsi in un archivio coevo, militare o amministrativo, dove consultare i documenti originali (nomine a firma imperiale degli “egemoni”, schede del censimento, ecc.), perché essi sono andati tutti distrutti nel corso dei secoli da incendi, saccheggi e guerre4; si possono, tuttavia, seguire altre metodologie, che, pur dando risultati solo nell’ordine della probabilità, siano in grado di avallare o meno quello che Luca ha scritto:

  1. una prima metodologia si basa su un esame degli scritti lucani (Vangelo e Atti), per valutare l’attendibilità della “fonte”, ossia dello stesso Luca; questo si può fare valutando la veridicità di altre notizie, sempre relative al mondo romano, che si trovano negli scritti citati5;
  2. una seconda consiste nell’esame della situazione militare e sociale dell’epoca, desunta da altre fonti, in modo di individuare se il Quirino in questione operasse veramente nell’area anatolico-siriaca al tempo indicato da Luca e con quali funzioni6.

Per valutare l’attendibilità di Luca si deve considerare la sua sincerità, la sua possibilità di osservazione diretta o documentale e la sua comprensione degli episodi e fatti storici descritti nei suoi due libri. Se ne prenderanno in esame alcuni che sembrano particolarmente significativi.

Luca afferma all’inizio del suo Vangelo di aver fatto ricerche estese su tutto quello che era stato detto a Teofilo, a cui era diretto il Vangelo stesso e il suo seguito, gli Atti degli Apostoli, in maniera che fosse certo che la sua fede fosse ben fondata. Naturalmente questa affermazione potrebbe essere semplicemente una vanteria; dobbiamo, però, osservare l’appellativo con cui Luca si rivolge a Teofilo: a questo nome personale premette kratistos, termine che potrebbe essere tradotto in italiano con “eccellenza”, titolo che a quell’epoca era di pertinenza di alti funzionari imperiali, provenienti dall’ordine equestre; Teofilo non è un personaggio inventato, ma un destinatario reale e importante, probabilmente, dato il nome di origine ellenistica, con qualche carica pubblica nella parte dell’impero dove si parlava in greco. E’ difficile, quindi, che Luca si sia azzardato a scrivere fatti che erano facilmente controllabili da questo alto funzionario. Ciò senza considerare che sicuramente Luca scrisse prima della persecuzione neroniana, quando fece la stessa fine di S. Paolo (i suoi scritti si interrompono un po’ “bruscamente”) e tanti altri lettori potevano facilmente sbugiardarlo se Teofilo non fosse esistito.

Procedendo nell’esame della “fonte Luca”, si nota come le piaccia essere cronologicamente precisa; è quasi pedante quando indica l’epoca della predicazione di Giovanni Battista e racconta gli avvenimenti che hanno portato alla sua uccisione (descritti nello stesso modo da Giuseppe Flavio)7:

“Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Gallilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconide, e Lisania Tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni [il Battista], figlio di Zaccaria nel deserto”. (Lc 3,1-2)

Nessuno studioso attuale mette in dubbio che Luca abbia detto il vero in questo passo. Tuttavia, il termine con cui Luca indica Pilato come “governatore” della Giudea (in greco “egemone”) è lo stesso con il quale indica Quirino come “governatore” della Siria (come già detto, in greco ugualmente “egemone”): si evidenzia così la genericità e spesso l’imprecisione con cui all’epoca si traducevano in greco le cariche imperiali romane; i due personaggi non avevano, infatti, lo stesso “livello sociale”, essendo Pilato appartenente all’ordine equestre e Quirino all’ordine senatorio, unico ordine dal quale a quei tempi provenivano i Legati destinati ai più alti comandi militari. Di Pilato sappiamo quale fosse la sua esatta funzione, ben diversa da quella di Legatus Augusti o da quella di Legatus Legionis: infatti in una lapide, ritrovata nel teatro di Cesarea Marittima, la città sede dei governatori imperiali della Giudea, si può leggere “Pontius Pilatus praefectus Iudaee”. Tuttavia solo Luca, tra gli evangelisti, rende noto il nome gentilizio di Pilato, “Pontio” appunto, che ci permette di collocarlo meglio nella società romana dell’epoca (suoi parenti appartenevano all’amministrazione imperiale di Roma).

Per rimarcare meglio la confusione terminologica con la quale a quei tempi si indicavano le cariche romane e in particolare i “governatori” di Siria, possiamo citare Giuseppe Flavio: questi indica con il termine dixaiodotes8 la carica che Quirino assume nel 6 o 7 d.C. in Siria, quando divenne sicuramente Legatus Augusti propretore in quella regione e indisse il “secondo” censimento in Giudea.

Passando agli Atti degli Apostoli (cap. 10,1-48), vi si legge del centurione, battezzato da Pietro a Cesarea ed indicato con il nome di Cornelio, appartenente, quindi, ad un ramo della famosa gens Cornelia, quella del grande Scipione Africano; negli Atti si specifica che questo centurione appartiene alla Coorte, detta Italica; l’esistenza in Giudea di una Coorte Italica, reparto non inserito in una legione, ma i cui appartenenti erano cittadini romani, è stata dimostrata da una iscrizione, trovata a Carnuntum (Austria), anche se datata a qualche decennio più tardi9. Interessante anche la precisione con la quale Luca indica questo centurione, chiamandolo in greco ekatonarches (capo di 100)10, mentre, quando parla dell’arresto di Paolo a Gerusalemme, precisa che questo avviene ad opera di un tribuno, indicandolo, in greco, come chiliarchos (capo di 1000); si ritornerà in seguito su questo episodio, perché possiamo trarne altri elementi significativi circa la precisione con la quale Luca riferisce gli avvenimenti.

Il solo Luca riferisce negli Atti (cap. 11,26) come ad Antiochia sia stato dato per la prima volta ai seguaci di Gesù il nome di “cristiani”, con una aggettivazione di tipo latino (si confronti con cesariani, seguaci di Cesare), quindi attribuita loro sicuramente negli ambienti imperiali di quella città.

Proseguendo nella lettura degli Atti (cap. 13,6-12), si trova la conversione del proconsole di Cipro Sergio Paolo, indicato correttamente in greco con il suo grado: anthupatos. L’esistenza di questo personaggio è nota da una iscrizione trovata a Roma, nella quale viene indicato come curatore del fiume Tevere; inoltre, in Antiochia di Pisidia, regione dell’odierna Turchia, sono state ritrovate varie iscrizioni che riportano il nome gentilizio Sergio Paolo; evidentemente questa gens vi aveva proprietà e questo spiega perché Paolo lasciata Cipro si sia recato in quella città, evidentemente latore di lettere di raccomandazione. Più avanti negli Atti, Luca parla di Gallione, il proconsole dell’Acaia, che giudicò Paolo quando gli fu portato avanti dai Giudei di Corinto. Come sappiamo, Gallione trattò in maniera estremamente benevola Paolo, assolvendolo e addirittura non curandosi che il capo della locale sinagoga venisse picchiato da persone che avevano assistito al processo. Gallione è un personaggio ben noto da fonti storiografiche; il ritrovamento di una lapide, che associa il suo nome a quello dell’imperatore Claudio, ha permesso di definire con precisione l’epoca del suddetto processo di Paolo e quindi di determinare con sufficiente approssimazione le date dei suoi viaggi11.

Andando ancora avanti negli Atti (cap. 21), si trova il tribuno, già ricordato in precedenza, che arrestò Paolo a Gerusalemme e poi lo inviò a Cesarea con una lettera di accompagnamento per il procuratore Felice, lì residente: il titolo con cui il tribuno si rivolge a questo personaggio è lo stesso con il quale Luca si è riferito a Teofilo, kratistos; Luca ha trascritto il testo della lettera in questione (evidentemente da lui avuta in mano), nella quale il tribuno si presenta come Claudio Lisia. E’ interessante la precisione con cui Luca descrive le modalità del trasferimento di Paolo da Gerusalemme a Cesarea, sottolineando come il tribuno, per proteggerlo da eventuali assalti da parte dei Giudei, lo facesse accompagnare da due centurioni, 200 soldati (greco stratiotes), probabilmente cittadini romani appartenenti alla Coorte Italica, da 200 lancieri (dexiolabous), probabilmente appartenenti alle truppe ausiliarie di origine siriaca, e da 70 cavallieri (ippeis).

Si sono citati solo alcuni episodi o fatti storici, di cui Luca era venuto a conoscenza e da lui riferiti nei suoi libri, e della terminologia precisa adoperata. Questi fatti sono tutti riscontrabili tramite fonti indipendenti da Luca, che così si dimostra fonte affidabile quanto a sincerità e comprensione.

Ritornando alla notizia sul “primo” censimento e su Quirino, personaggio appartenente ad un epoca precedente a quella in cui ha scritto Luca, dobbiamo domandarci se quest’ultimo potesse avere accesso a fonti dirette circa l’esistenza e le attività di questo personaggio. La risposta non può che essere affermativa, essendo Luca originario di Antiochia, la più grande città della Siria, sede di importanti uffici imperiali e dei relativi archivi; e questo per non parlare delle innumerevoli iscrizioni su lapidi che allora erano disseminate per il territorio: Luca doveva quindi avere ben chiara quale fosse stata la successione degli “egemoni” locali.

Un altro elemento, che può determinare la valutazione dell’affidabilità di Luca come fonte, è la sua discrezione, quando necessario, senza ricorrere a falsità: questa “virtù” si nota quando racconta che Pietro, dopo essere stato liberato in maniera straordinaria dalla prigionia nella quale era stato costretto a Gerusalemme, “si recò in altro luogo”.

In definitiva, alla luce dell’attendibilità di Luca in relazione alle altre notizie di carattere storico che ha ricordato12, possiamo dire che è molto probabile che la notizia, fornita da Luca circa la data della nascita di Gesù, quando era in corso un censimento e Quirino era “egemone” della Siria, sia vera.

Conferma questa valutazione la necessità o meno di Luca di dare delle coordinate geografiche e temporali così precise in relazione alla nascita di Gesù: non c’era alcuna necessità di farlo, potendo limitarsi a dire che Gesù era nato a Betlemme, al tempo di Erode il Grande, durante una visita di Giuseppe e Maria ai loro parenti della stirpe di Davide13. Questo avrebbe limitato la possibilità di essere smentito in caso di falso.

Cerchiamo ora di dare un quadro della situazione della zona anatolico-siriaca nell’epoca di nostro interesse per ipotizzare quale potesse essere la funzione di Quirino nell’ambito del “primo” censimento di Luca.

Per farlo dobbiamo prendere come punti fermi alcuni elementi; il primo elemento riguarda la probabile data della nascita di Gesù e la successione degli “egemoni” di Siria, secondo un elenco sul quale concorda la maggior parte degli studiosi specialisti, ossia che:

  • Gesù sia nato prima della morte di Erode, ossia prima dell’anno 4 a.C. e forse tra il 7 e il 6 a.C.14;
  • Gaio Senzio Saturnino sia stato egemone (Legatus Augusti propretore) della Siria dal 9 al 6 a.C.;
  • Publio Quintilio Varo lo sia stato dal 6 al 4 a.C.;
  • un “egemone” non noto dal 4 al 1 a.C. (la cosa non è interessante ai fini del ragionamento che faremo);
  • Gaio Giulio Cesare Vipsiano dal 1 a.C. al 4 d.C.;
  • Lucio Volusio Saturnino da 4 al 5 d.C.;
  • Publio Sulpicio Quirino (lo stesso di cui parla Luca) dal 6 al 9 d.C.

Il secondo elemento riguarda la possibilità che in Siria ci potessero essere anche due Legati Augusti propretore contemporaneamente, assegnati a compiti diversi o aree operative militari distinte, ma pronti ad operare assieme in caso di necessità. Lo proverebbe il passo di Giuseppe Flavio nel quale si parla della contesa che opponeva Erode il Grande ad una vicina popolazione, che faceva scorrerie nei suoi possedimenti15: per dirimere la questione Erode fece appello a Saturnino e Volumnio, che Giuseppe Flavio chiama prima Kaisaros eghemones, poi Surias epistatountes (latino praeses) e poi solo eghemones; è interessante che essi assieme autorizzano (epitreponton) Erode a reagire militarmente alle scorrerie. Questi fatti dovrebbero essere avvenuti all’incirca nel 9 a.C.; poiché dopo questi fatti Volumnio non è più nominato, è possibile che il suo posto sia stato preso da Quirino, anche se sicuramente in sottordine a Saturnino, più anziano di lui di età e di carriera politica.

La vita di Publio Sulpicio Quirino è nota, anche se in modo lacunoso, da fonti storiografiche romane16 e da iscrizioni lapidee17, una delle quali si trova a Venezia. Queste fonti, in particolare, ci descrivono come Quirino avesse:

  • scelto la carriera militare, nella quale si era fatto notare, subito, per la sua capacità in Africa ;
  • ottenuto la carica di console nel 12 a.C
  • dopo un suo trasferimento nell’area anatolico-siriaca, condotto un censimento nella città “alleata” di Apamea in Siria;
  • combattuto con successo una selvaggia popolazione, quella degli Omonadensi, stanziati in Pisidia ai confini della Cilicia;
  • accompagnato il figlio adottivo di Augusto, Gaio Cesare, in una spedizione rivolta alla pacificazione e al controllo dell’Armenia.

Da quanto sopra emerge con sicurezza come Quirino, considerato un militare esperto di questioni “medio orientali”, abbia operato per lungo tempo nell’area anatolico-siriaca, tanto da meritare alla fine della sua carriera la carica di Legatus Augusti propretore della Siria dal 6 al 9 d.C.18

In definitiva si possono fare due ipotesi in relazione al “primo” censimento, cui accenna Luca, e alla funzione avuta da Quirino in quella vicenda; egli potrebbe essere stato:

  • egemone” di Siria assieme a Saturnino, magari con funzioni diverse come quelle di Procurator Augusti oppure di Legatus Legionis; entrambe le ipotesi sono valide alla luce di quanto raccontato da Giuseppe Flavio sulla funzione paritetica di Saturnino e Volumnio: nel primo caso avrebbe condotto o ordinato il censimento in funzione della sua carica; nel secondo caso lo avrebbe ordinato in quanto la Giudea è poco a sud della zona operativa nella quale dirigeva la guerra contro gli Omonadensi prima e gli Iturei dopo (mentre, forse, Saturnino sorvegliava la frontiera con l’impero partico); in entrambe le ipotesi Quirino avrebbe semplicemente sovrainteso al “primo” censimento della Giudea, in realtà condotto da Erode, ancora regnante (cosa questa che spiega l’assenza di rivolte, come quella che si scatenò, quando nel 6 d.C. lo svolse l’occupante Quirino);
  • egemone della Siria in “sede vacante” tra la partenza di Saturnino e l’arrivo di Varo: è possibile, infatti, che Saturnino, esperto militare, abbia dovuto lasciare in tutta fretta la Siria, per recarsi in Germania dove assunse il comando delle numerose legioni di stanza in quella provincia, in previsione di una guerra contro una potente popolazione locale). Il fatto che un egemone in carica si potesse assentare per ragioni gravi dalla Siria, lo prova un episodio, sempre raccontato da Giuseppe Flavio19: alla morte di Erode il Grande, Varo, allora egemone della Siria accompagnò i due figli dello stesso Erode a Roma, dove Augusto doveva stabilire a chi toccasse la successione; in Siria rimase Sabino, Procurator Augusti della Siria (chiamato correttamente da Giuseppe Flavio epitropos), che con grande autonomia, appena Varo partì, si mise a catalogare ed occupare i beni che Erode il Grande aveva lasciato ad Augusto in Giudea; questo fatto scatenò della rivolte, malgrado Sabino si fosse fatto scortare da una intera legione.

In ultimo è da rimarcare che Tertulliano in un suo scritto (Adversus Marcionem IV,9) ha affermato di essere certo, dopo aver esaminato gli archivi imperiali, che Gesù fosse nato mentre Saturnino governava la Siria: è lo stesso tempo indicato da Luca; circa la discrepanza tra i personaggi “egemoni” indicati dai due scrittori, si ritiene sia sempre valido quanto esposto sopra.

In conclusione non esiste alcun elemento per dubitare della storicità del racconto della “fonte Luca” in relazione alla nascita di Gesù nel 7 a.C., durante un censimento ordinato da Augusto e “controllato” da Quirino.

1 Le date di quelle epoche lontane vanno sempre prese con un largo margine di errore, almeno di un anno: noi, infatti, riportiamo al calendario attuale date che in antico si riferivano a “quando erano consoli quel tale e quel tale altro”; al “terzo anno del regno di un certo monarca o di un certo principe”; “ad un dato anno dalla fondazione del mondo”. Questo per non parlare del fatto che l’anno non iniziava a gennaio, ma in periodi stagionali diversi (primavera, autunno ecc.). Come è noto, l’attuale datazione, ormai utilizzata universalmente, deriva da un calcolo erroneo del monaco Dionigi il Piccolo, che costringe a dire che Gesù è nato nel 7 a.C.!

2 Non è possibile che Luca si confonda tra i due perché in Atti 5,37 cita un discorso di Gamaliele, che parla di questo “secondo” censimento, ricordato per aver provocato rivolte in Giudea.

3 Augusto aveva suddiviso le provincie in “senatorie”, quelle pacificate, affidate al governo di ex consoli o ex pretori, e in “imperiali” (potremmo dire “militari”), quelle di confine o non pacificate; ognuna di queste ultime, tra cui si trovava la Siria, era affidata ad un Legatus Augusti propretore al comando di forze legionarie, ossia formate da cittadini romani. Questo Legatus Augusti aveva tutti i poteri militari, civili e giudiziari. Se nella provincia erano stanziate più legioni, il comando di ciascuna era affidato ad un Legatus legionis. Nelle provincie operava anche un Procurator Augusti (in greco epitropos), che riscuoteva le tasse, pagava i militari e sorvegliava i beni di proprietà privata dell’imperatore e che solo blandamente era alle dipendenze del Legatus Augusti.

4 Quanto sappiamo delle vicende e dei personaggi di quell’epoca così lontana c’è pervenuto tramite le storiografie di pochi scrittori (di tantissimi altri non è rimasto nulla) o tramite iscrizioni su pietra, spesso incomplete.

5 Questo procedimento, utile per valutare l’affidabilità di una fonte, è adoperato in ambienti diplomatici, militari, di polizia, di indagine economica e in molti altri ancora: si tratta di una metodologia, che prende vari nomi a seconda dell’ambiente in cui è stato adottato, ma non è altro che una codificazione del modo con cui la mente umana procede nella sua conoscenza delle cose (per analisi, confronti, deduzioni, sintesi, ecc).

6 Tra le fonti storiche è opportuno privilegiare Giuseppe Flavio, sia perché parla della stessa area e spesso degli stessi personaggi sia perché questo autore scrive in greco come Luca: in particolare nel seguito si citeranno le sue due opere più conosciute, la Guerra Giudaica nell’edizione Oscar Mondadori del 1991, curata da Giovanni Vitucci e le Antichità Giudaiche nell’edizione dell’U.T.E.T. 1998, curata da Luigi Moraldi. I testi in greco di queste due opere sono reperibili nel sito in lingua inglese http://www.perseus.tufts.edu/, secondo l’edizione di B. Niese.

7 Antichità Giudaiche 18, 116-119.

8 Antichità Giudaiche, XVIII, 1; il termine dixaiodotes indica più un giudice che un Legatus Augusti propretore; quest’ultima carica in greco dovrebbe essere tradotta correttamente come Presbeutes Sebastou kai antistrategos.

9 CIL III 13483a

10 La precisione con cui Luca conosce i gradi degli ufficiali romani è notevole: infatti nella parte ellenistica dell’impero romano il termine “centurione” era un po’ vago: spesso con esso si indicava un ufficiale, che aveva incarichi importanti, ben al di sopra del comando di cento uomini.  Questa imprecisione poteva venire dalla disponibilità economica che i centurioni potevano dimostrare nelle lontane province dell’impero speeso all’epoca molto povere. E in effetti Cornelio ha una grande casa e dimostra di avere una grande autorità, tanto da invitare diversi altri ufficiali per farli incontrare con S. Pietro, che poi li battezza.

11 Gallione era un personaggio importante, fratello di Seneca, il precettore dell’imperatore Nerone, quando questi non aveva iniziato la sua discesa verso comportamenti pazzoidi. Dall’epistolario tra Seneca e S. Paolo, la cui veridicità è stata recentemente confermata per la maggior parte degli scritti, sembra lecito supporre che lo stesso Seneca abbia sostenuto la missione di Paolo a Roma. La precoce introduzione del cristianesimo all’interno della famiglia di Seneca è confermata da una lapide funeraria che ricorda un giovane di questa famiglia, di nome Petropaolo (vds. Ennio Innocenti Gesù a Roma).

12 In questo lavoro sono state esaminate solo quelle più significative, ma allargando l’indagine anche ad altre notizie le conclusioni non cambierebbero.

13 Qualche decennio fa è stato scoperto in una grotta presso il Mar Morto l’archivio familiare di una donna ebrea di nome Babatha; in esso si è trovato un documento papiraceo che mostra come la donna nel 127 d.C. si sia dovuta recare dal luogo di abituale domicilio, Maoza, alla cittadina di Rabbath per far redigere una dichiarazione fiscale, in quanto in questa cittadina possedeva delle proprietà (entrambe le cittadine indicate si trovano sulla riva sud occidentale del Mar Morto). E’ interessante che il documento in questione, firmato da vari testimoni, tra cui Prisco, prefetto della cavalleria (eparchos ippeon), inizi con “Imperando Cesare … Adriano Augusto … a seguito dell’ordine di censimento fiscale da parte di Tito Aninius Sextius Florentinus, Legatus Augusti propretore (questa carica in greco è correttamente indicata al genitivo con Presbeutou Sebastou antistrategou) dell’Arabia [Nabatea], io Babatha …. registro che ho dei possessi …. ecc”. E’ un incipit analogo a quello del capitolo 2 di Luca! L’unica differenza è la maggiore precisione nell’indicare il grado di Sextius Florentinus, che non è più “egemone”, ma Presbeuteos; evidentemente in Oriente, con il tempo, la traduzione in greco dei termini romani si era affinata! Per informazioni sul documento di Babatha si vedano i volumi: Carsten Thiede The dead sea scrolls – The jewish origin of Christianity – 2001 – Palgrave McMillan; Carsten Thiede Jesus. La fede. I fatti – 2009 – Ed. Messaggero Padova. Nel sito http://www.pbs.org/wgbh/nova/scrolls/life.html si trova la foto del papiro e la traduzione in inglese del suo contenuto.

14 E’ uscito recentemente un libro di Michele Loconsole, Quando è nato Gesù, ed. San Paolo 2011, che tende a dimostrare che la nascita di Gesù sarebbe avvenuta il 1 a.C., cercando di avvalorare così la datazione a suo tempo calcolata dal monaco Dionigi il Piccolo.

15 Antichità Giudaiche, XVI, 277 e seguenti.

16 Di particolare interesse è il passo di Tacito (citazione tratta dall’edizione degli Annali, a cura di Lidia Pighetti, Oscar Mondadori 1994) libro III, cap. 48: “… Tiberio chiese al Senato che per la morte di Sulpicio Quirino si celebrassero funerali solenni a spese dello Stato. Sulpicio era nato nel municipio di Lanuvio … sotto il divo Augusto aveva ottenuto il consolato per il valore dimostrato in guerra e per l’energia impiegata nell’assolvimento dei suoi compiti; si era poi guadagnato le insegne trionfali per aver espugnato in Cilicia le fortezze degli Omonadanensi; infine quando Gaio Cesare era governatore dell’Armenia, gli era stato assegnato come consigliere …”.

17 Significativa è una lapide tombale, catalogata come CIL III 6687, dalla quale apprendiamo che Quinto Emilio Palatino Secondo, un militare di carriera, per ordine di Quirino Legato di Cesare della Siria aveva condotto il censimento della città siriaca di Apamea e del suo territorio e conquistato una fortificazione degli Iturei, popolazione stanziata in Libano. Purtroppo questa lapide non è datata. Spesso nell’ambito della disputa sul “primo” censimento di Quirino viene ricordata una lapide ritrovata a Tivoli e ora conservata ai musei Vaticani (CIL XIV 3613), dalla quale sembra di capire che c’è stato un personaggio che ottenne per due volte la carica di Legato di Siria; alcuni autori anche importanti hanno riconosciuto in questo personaggio Quirino; l’autore del presente scritto preferisce, invece, non tenerne conto, perché la lapide è grandemente incompleta e il nome di Quirino non vi compare.

18 Antichità Giudaiche, libro XVII, 355; libro XVIII, 1, 26, 29-35; libro XX, 102.

19 Guerra Giudaica, I, 618 e seguenti.

Articolo redatto da Salvatore Scuro