La comunione mistica con Dio è accessibile a tutti in questa vita terrena (esperienza mistica), ma cogliere (conoscere direttamente) questa esperienza è operazione difficile.
Va esclusa ogni pretesa sentimentale-modernistica (condannata dalla enciclica Pascendi), ma anche ogni pretesa puramente filosofica, in quanto l’esperienza mistica, essendo soprannaturale, supera per se stessa l’ambito meramente filosofico.
Adottando un punto di vista (o formalità) teologico è inevitabile un supporto metafisico, ma escludendo sia le metafisiche prigioniere del trascendentalismo post-kantiano, sia le metafisiche che rifiutano l’analogia per la comprensione dell’essere.
La buona teologia, inoltre, sa che la conoscenza metafisica non esaurisce affatto né le possibilità conoscitive dell’essere umano né la profondità e la ricchezza dell’essere che è accessibile.
Anzi, la teologia sa che la stessa definizione dogmatica del dato rivelato da Dio non esaurisce il senso della verità rivelata.
L’appello alla metafisica è di supporto da parte della teologia che considera l’esperienza mistica (teologia spirituale), perché tale esperienza coinvolge tutto l’essere umano (spirito incarnato), anche nelle qualità inferiori (della immaginazione e sensibilità), tutte impregnate naturalmente di spirito (e fermentate dallo Spirito Santo che induce alla comunione-conoscenza di Dio).
E quest’appello deve essere guardingo nei confronti della metafisica scotista e di quella suareziana, le cui derive sono senz’altro sospette.
L’autentica metafisica tomista, invece, è supporto garantito dal Magistero: in essa il rapporto tra creatura contingente e Creatore trascendente è rettamente impostato, come anche il rapporto tra materia e spirito, tra natura e grazia.
Ovviamente l’analogia non è ponte sufficiente per accedere alla comunione mistica, ma salvaguarda da radicali devianze. L’unico ponte è Gesù (l’incarnazione del Verbo), che garantisce l’accessibilità all’Eterno di tutti i punti del tempo. Questo significa che sono escluse tutte le pseudomistiche del divino promananti dall’illuminismo, ma anche quelle che si coprono col nome di Gesù per esaltare gnosticamente le potenzialità soggettive (trascendentali) del soggetto.
Invece la conoscenza-attrazione di Gesù induce alla somiglianza con Lui, ossia ad accettare di essere, come Lui, dono di sé e solo questo apre la porta dell’esperienza mistica, vivendo (per progressiva partecipazione) della vita stessa di Gesù (trinitaria).
Questa esperienza immette (grazie all’eternità di Gesù) nella reale comunione col suo vivere terreno: ossia tutti i punti del tempo in contemporaneità d’infinito sono sussistenti per Gesù e possono accedere al vivere di Gesù in qualunque punto del suo vivere incarnato.
Senza questo mistero non ci sarebbe reale esperienza personale con Gesù e gli stessi sacramenti assumerebbero un’aura gnostico-simbolica, invece che essere accessi differenziati al vivere con Gesù, in Gesù.
Perciò è ovvia la segretezza personale di questo rapporto vitale che nel soggetto umano è vissuto con tutte le facoltà trasformate soprannaturalmente e dal soggetto può essere comunicato solo per analogie, mentre all’esterno può essere colto solo per deduzione analogica.
Del resto Gesù stesso ha dovuto umilmente contentarsi di parlarne agli uomini solo con analogie.
don Ennio Innocenti
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