Pregare per i defunti

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Non senza stupore apprendiamo che in varie rivelazioni soprannaturali (private, sì, ma accreditate dall’Autorità Ecclesiastica) emerge l’insistita raccomandazione di pregare per i defunti.

Che ci sia tra i vivi e morti qualche misterioso rapporto, questo l’umanità ha sempre creduto … ma cosa dovremmo chiedere noi a Dio che torni di vantaggio ai morti?

Per i morti che fossero condannati e separati da Dio nulla est redemptio: non c’è nulla da chiedere.

Ma quando Gesù o la Madonna esortano a pregare per i morti si riferiscono evidentemente coloro che sono trapassati in comunione con Dio. Bene! Tuttavia se sono in comunione con Dio, di che cosa mai possono aver bisogno? È evidente che le esortazioni celesti che ci sono rivolte suppongono che questi defunti, trapassati in comunione con Dio, hanno un’impellente bisogno della nostra solidarietà spirituale. Per intendere questo bisogno, occorre far riferimento a sicure verità.

La prima verità: Dio è eterno e infinito, e perciò i vivi e i morti in comunione con Dio sono compresenti e comunicanti nel presente di Dio, in contemporaneità d’infinito.

Seconda verità: dopo Cristo sappiamo che c’è una profondissima solidarietà vitale tra tutti i membri del Corpo Mistico: tutti sono intercomunicanti e la carità di ognuno è a vantaggio di tutti.

Terza verità: molti attaccamenti passionali e terreni impediscono una piena comunione con Dio: è possibile che nel trapasso della morte di uno, tutti gli altri membri caritatevoli del Corpo Mistico possano influire sul membro bisognoso di liberarsi dalle scorie spirituali, in contemporaneità d’infinito.

In altre parole: ognuno di noi può raggiungere in Dio qualsiasi membro del Corpo Mistico che ne abbia bisogno in qualsiasi momento, anche quello del trapasso.

Perciò se il Cielo caritatevolmente ci esorta ad avere carità per i defunti, ottiene sia l’efficacia della solidarietà sia la crescita di chi ascolta e obbedisce: mentre preghiamo per i defunti, collaboriamo al loro divino approdo e ci rendiamo più disponibili alla loro felice sorte.

Don Ennio Innocenti