La cultura della morte

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Da tempo i Papi lamentano senza successo una invadente cultura della morte. C’è un campo (ma non è il solo!) in cui questa invasione è crescente, quello della biotecnologia.

Basti pensare alla tecnica della contraccezione che è proprio una dichiarazione di guerra contro la vita, o peggio alla tecnica abortiva, quella preventiva di quest’ultima (come la pillola del giorno dopo in cui è avvenuto un coito) e soprattutto la cosiddetta fecondazione artificiale, che è in realtà una innumerevole strage di concepiti. Tacciamo delle metodiche di eutanasia mascherata, di induzione di sterilità e quelle di favoreggiamento della omosessualità e transessualità.

Poi c’è il vasto campo della cosiddetta ricerca sperimentale (detta scientifica) di fecondazione in vitro, nella quale gli embrioni per ricerca non sono affatto trasferiti in utero, pur sapendo che tali embrioni sono in realtà dei concepiti, “ricerca” (detta autorizzata) programmata per “lavorare” ossia per uccidere (autorizzazione di crimine).

La cultura si toglie la maschera: come gli antichi riconoscono che “in puero homo” così i moderni non possono negare che “in conceptu homo”. Non basta: la cultura previene meccanicamente i concepiti in modo continuato per lunghi periodi mediante spirali impiantati nell’utero: qui gli ovuli (siano o no concepiti) vengono rastrellati e buttati impedendo che si radichino. Qui il calcolo e sbalorditivo e spiega l’esaurimento dell’Europa e specialmente dell’Italia.

Don Ennio Innocenti