La conversione della Russia

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Com’è noto, nel 1917 la Madonna a Fatima promise – a certe condizioni – la conversione della Russia.

Io seppi di questa promessa nel 1947 e mi domandai qual fosse il senso di tale conversione: forse dal materialismo comunista alla riscoperta di Dio? Oppure dallo scisma ortodosso alla pienezza della comunione cattolica?

Nel 1997 io mi ponevo ancora questa domanda. Crollato il comunismo, venni a sapere che la metà dei russi tornava a frequentare le chiese e che le gerarchie ecclesiastiche ortodosse russe incrementavano i rapporti ecumenici con quelle cattoliche di Roma, ma – al contempo – che nella Federazione Russa si contavano 200 aborti per ogni 100 nascite: questo dato mi appariva come la profezia del suicidio dei russi, non già della loro conversione religiosa.

Dopo qualche anno il governo della Russia passò nelle mani di Putin, il quale fece professione aperta di fede cristiana (ortodossa) e anche di desiderio di ricevere il Papa di Roma a Mosca.

Putin ha molto migliorato la condizione temporale dei russi e oggi gli aborti sono dimezzati (95 ogni 100 nati vivi), ma l’ecatombe è ancora enorme e la minaccia sulla futura sussistenza del popolo russo è ancora trasparente.

Noi italiani siamo la metà dei russi e anche su di noi i demografi fanno pessime previsioni, proprio a causa degli aborti che sono da noi ancora centomila all’anno (20 aborti ogni 100 nati vivi), ma gli aborti russi sono quasi il quintuplo dei nostri.

Qualcuno può immaginare che questo enorme numero di aborti si deve al basso livello economico della popolazione russa, ma questo è stato smentito: meno del 10 per cento degli aborti è motivato da basse risorse economiche.

Del resto anche da noi in Italia, la metà delle donne che abortiscono sono sposate, occupate e senza figli.

Al materialismo comunista è succeduto il materialismo americano (liberalcapitalista) e l’effetto è il suicidio dei popoli se essi non riprendono in mano il proprio destino conformandosi all’ordine divino.

Prima del suicidio, peraltro, verrà il collasso economico, legato all’invecchiamento della popolazione e, dunque, al divario tra la popolazione in età produttiva e quella in età avanzata.

Può darsi che ci sia ancora concesso un qualche “spatium poenitentiae”.

Ennio Innocenti