Arduo il sentiero dei catechisti

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Il sentiero dei catechisti diventa arduo quando si deve trattare di Dio Uno e Trino, come è stato indicato da Gesù prima di sottrarsi alla presa sensibile dei suoi amici: “andate a tutti i popoli insegnando loro tutto ciò che io vi ho trasmesso e immergendoli nel mistero del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Anzitutto il mistero del Padre, che è il Principio infinito, del quale dobbiamo chiederci se è assolutamente incognito (“nessuno ha visto il Padre”) oppure se ha qualcosa di espressivo da cui si può conoscere.

L’espressività del Padre è il Figlio, tanto che anche tra noi uomini spesso si dice di un bambino “è tutto suo padre”; questa espressività culmina con l’incarnazione, con Gesù.

Il rapporto tra il Padre e il Figlio introduce nel mistero perché il Padre si riversa tutto senza riserve nel Figlio, ma lo stesso fa il Figlio riversandosi tutto nel Padre; è per questo che il Padre si compiace nel Figlio e il Figlio può dire: “chi vede me vede il Padre”.

Tra il Padre e il Figlio c’è dunque un rapporto di amore ed è per questo che i Padri della Chiesa chiamavano questo rapporto il “bacio” o “il respiro vitale del Padre e del Figlio”.

Immersi sacramentalmente in questo mistero, se ne esce rinnovati desiderando di vivere in quel circolo, di essere imitatori di Dio: circolo a tre perché il dono dell’infinito è infinito.

Tra le tre Persone della Trinità c’è differenza di rivelazione nel senso che l’uno non è l’altro, ma l’uno ha la perfezione dell’altro, sicché il Figlio può dire: “Vado dal Padre e ve lo manderò e Lui prenderà ciò che è mio e ve lo darà, portando a perfezione ciò che io vi ho trasmesso”.

I suoi amici lo hanno inteso così bene che l’hanno identificato come lo Spirito di Gesù con i famosi sette doni perfettivi.

Don Ennio Innocenti