Storia della Fraternitas

La storia della Fraternitas Aurigarum, come è meglio conosciuta, fin da tempi antichi, l’Arciconfraternita di Santa Maria degli Angeli dei Cocchieri di Roma (questo è il nome ufficiale), inizia alla metà del Cinquecento quando i cocchieri, ossia i conducenti delle carrozze di importanti personaggi, sia nobili che alti ecclesiastici, ebbero il permesso del Pontefice Paolo III di staccare una antica immagine della Vergine da un muro di Campo Marzio e di porla nella vicina chiesa di Santa Lucia della Tinta, dove si trova ancora. Questa immagine era infatti da tempo oggetto di venerazione in quanto ritenuta all’origine di diversi miracoli.

Nel 1565 i cocchieri ottennero da Papa Pio IV la loro istituzione come Confraternita con la denominazione che ancora le appartiene ufficialmente (il termine Arciconfraternita vuole significare solo che esiste da molto tempo).

La vita della Confraternita era regolata da uno Statuto, naturalmente variato nel corso degli anni, del quale se ne conosce solo una copia ritrovata nell’archivio del Cardinale Mazzarino, che raccoglieva e collezionava documenti di ogni tipo, ora conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi; purtroppo la documentazione originale della Confraternita è andata distrutta o dispersa nel tempo a causa delle guerre e delle diverse occupazioni subite dallo Stato Pontificio. Dal suddetto Statuto si evince come lo scopo primario della Confraternita fosse la reciproca assistenza in caso di necessità dei suoi appartenenti, tra le quali erano ricordate in particolare l’assistenza ai malati, l’aiuto alle famiglie e le visite ai cocchieri eventualmente in carcere. Naturalmente non mancavano prescrizioni di carattere religioso, come l’indicazione delle giornate in cui dire Messe particolari, tra cui quelle per i Confratelli defunti, e la partecipazione a processioni.

La Confraternita però era solo solo ospitata nella chiesa di Santa Lucia della Tinta e, non potendo in quell’epoca, per ragioni economiche, costruirne o acquistarne una per se stessa, iniziò a migrare da un chiesa all’altra: in particolare si ricordano come sue sedi provvisorie nel tempo la chiesa di Santa Maria in Campo Carleo ai Monti, quella di Santa Maria dei Sette Dolori in Trastevere e quella di Santa Maria in Cacaberis nel rione Regola. In ultimo ottenne di stabilirsi nella chiesa di San Tommaso ai Cenci, che è rimasta la sua sede ufficiale fino alla metà del 2018.

Alla fine del Seicento la Confraternita ottenne dal Pontefice Innocenzio XII l’esclusiva del diritto allo “scortico”, ossia la possibilità di lavorare le carcasse di tutti i quadrupedi che morivano in Roma, sfruttandone, oltre la pelle, l’intero corpo. Per la loro lavorazione si allestirono dei locali nelle vicinanze di Porta Leone. Questa concessione portò nelle casse della Confraternita notevoli somme, che non servirono solo a beneficio dei suoi membri, ma anche a sostenere attività sia di culto che di pubblica utilità, come quella di contribuire al mantenimento dell’Ospedale San Gallicano. Tra l’altro la raccolta e la lavorazione di tali carcasse portava un notevole vantaggio all’igiene e dalla città e dei suoi dintorni.

Con l’occupazione francese dello Stato Pontificio il diritto allo “scortico” venne abolito, ma venne riconfermato pochi anni dopo con il ripristino del potere papale. Con l’occasione la Confraternita, a cui adesso appartenevano non più i soli cocchieri, ma, per obbligo, tutti i conducenti di carri della città, iniziò a contribuire ad una cattedra per l’insegnamento universitario di Veterinaria presso l’Università romana della Sapienza, cattedra che durò fino al 1870.

Con il tempo però le entrate non bastarono più alle necessità della Confraternita, che ottenne dal Pontefice l’esenzione dal contributo per l’ospedale San Gallicano e probabilmente anche da quello per il mantenimento della cattedra universitaria di Veterinaria. Lo proverebbe la seguente iscrizione che si trova nella chiesa di San Tommaso ai Cenci: CONFRATERNITATIS AVRIGARVM VRBIS LIBERA AB OMNI CANONE

Nel 1870, con l’eliminazione dello Stato Pontificio da parte del Regno d’Italia, il diritto allo “scortico” fu eliminato, lasciando la Confraternita senza entrate. Inoltre, fu in quel periodo che, per il riassetto urbanistico delle aree adiacenti alle rive del Tevere e la conseguente demolizione della chiesa di Santa Maria in Cacaberis, la Confraternita dovette trasferirsi nella già nominata chiesa di San Tommaso ai Cenci.

Nel 1938 lo Stato Italiano, a seguito del Concordato con la Santa Sede del 1936, con Regio Decreto 1068 del 25 aprile 1938 riconobbe alla Confraternita, denominata ormai Arciconfraternita dei Cocchieri, la condizione di Ente Ecclesiastico, ossia di istituzione dedita solo ad opere di culto e di religione, affidandola alla stessa Santa Sede.

La motorizzazione delle attività di trasporto aveva intanto fatto diminuire drasticamente i soci della Confraternita, che pian piano cessava del tutto le sue attività: nel 1984 veniva, però, affidata nella veste di Commissario a don Ennio Innocenti, che ne ha fatto l’emblema del suo apostolato catechistico.

Nel 2007 l’Arciconfraternita veniva riavviata a nuova vita con l’iscrizione di persone che negli anni avevano conosciuto e apprezzato l’opera di don Ennio: questi rimaneva nell’ambito dell’Arciconfraternita stessa come Cappellano, a seguito di una decisione del Vicariato. La nuova attività dell’Arciconfraternita si è estrinsecata soprattutto in riunioni catechistiche, aperte a chi volesse parteciparvi anche se non iscritto, che hanno riguardato l’esegesi di libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento.

La chiesa di San Tommaso ai Cenci, pur rimanendo sulla carta la sede ufficiale della dell’Arciconfraternita, non poteva essere utilizzata facilmente dalla stessa in quanto diventata nel frattempo Rettoria e utilizzata per altre attività di evangelizzazione.

Finalmente alla metà del 2018 il Vicariato di Roma ha concesso all’Arciconfraternita dei Cocchieri come sede la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, in via Giulia, facilitando la sua vita associativa.