La scomparsa di Don Ennio Innocenti – Bioprofilo ed opere

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Don Ennio Innocenti, del Clero Romano, ci ha lasciato lo scorso 9 gennaio al termine di una lunga, altalenante e sofferta malattia, dopo aver resistito miracolosamente all’attacco di varie patologie, che lo hanno investito a ondate successive dopo l’emorragia cerebrale del maggio 2019, che lo aveva semiparalizzato. Se n’è andato quasi in punta di piedi ma con i sacramenti, assistito dal premurosissimo staff sanitario e religioso dell’ospedale S. Andrea di Roma, pregando prima del veloce coma. Dopo le esequie e la tumulazione, riposa, quale canonico del Capitolo di S. Pietro, nella cappella mortuaria del Clero Vaticano al cimitero monumentale del Verano di Roma, ma in effetti è, e sarà presente, nel cuore di quanti lo hanno conosciuto e ascoltato, perché durante la sua avventura terrena è riuscito a incidervi i segni della sua parola, orientata sempre a farci scoprire Gesù, perché divenissimo come Lui.

Don Ennio, (Pistoia, classe 1932), aveva avuto un’infanzia funestata dalla 2 ͣ Guerra Mondiale, che aveva travolto la sua vita famigliare e che, a circa 12 anni lo aveva visto combattente militare sul fronte, dove aveva rocambolescamente raggiunto il carismatico padre. Ennio ai tempi della Cresima e Prima Comunione Ma poco dopo la loro riunione, mentre il padre era dedito ad istruire giovani universitari venne ucciso in un’imboscata nel 1944 da una brigata di fuoco di giovanissimi partigiani italiani in pieno centro a Bologna, mettendo nella disperazione e senza bussola l’adolescente “Tamburino del Re”, finito successivamente prigioniero nel campo di concentramento di Coltano (Pisa).

La conversione dell’adolescente Ennio all’amore, liberato dalla vendetta, dall’odio e provvidenzialmente da Coltano, avvenne a Lucca leggendo per caso, in un giorno, un libro sulla vita di Gesù, in cui scoprì la sua vera missione di vita: quella di continuare a partecipare alla redenzione del genere umano trasmettendo la Sua parola e la Sua benedizione. Da qui la sua vocazione al sacerdozio, immediatamente facilitata dai vertici del clero lucchese. Recuperati subitamente i perduti anni scolastici con eccellenti esami da privatista sostenuti in Toscana, Ennio fu accolto nel seminario di Fano, dove si distinse nel livello degli studi liceali classici, tanto da aprigli le porte gratuite dell’Almo Collegio Capranica di Roma, il seminario più elitario della Chiesa cattolica, culla indiscussa di molti presbiteri poi divenuti pontefici. Laureatosi brillantemente in teologia con baccalaureato in filosofia alle Pontificie Università romane, in contemporaneità di studi di diritto alla laicale Sapienza, Don Ennio viene ordinato sacerdote a Roma nel gennaio del 1957 dal Cardinale Luigi Traglia, che lo considererà sempre un pupillo d’eccezione. ( Memore del pianto di gioia che mi invase durante la sacra funzione, tengo ancora fra i miei ricordi più preziosi il biglietto della sua ordinazione, dove, facendo proprie le parole di S. Paolo rivolto ai Filippesi, fece scrivere: “Fratelli, non sono perfetto, ma dimenticando il passato mi protendo con tutte le forze verso il premio della mia vocazione divina”).

E così il novello sacerdote, intellettuale di prim’ordine, inizia la sua azione pastorale nelle parrocchie romane; entra nel vivo delle speranze e delle miserie della popolazione abbandonando gli schemi astratti; porta il suo spirito di rinnovamento fra i giovani; entra in contatto con le categorie professionali più diffuse ascoltandone le inquietudini; si confronta con lo spirito di carità e dedizione del mondo femminile; si inserisce nei movimenti laicali per lievitarne la spiritualità cristiana; inizia a insegnare religione, filosofia e storia nei licei; avvia relazioni con il mondo degli artisti locali dedicati all’arte sacra che promuove; combatte, con apprezzate, continue conferenze, le ideologie che annullano lo spirito dell’uomo ( prima il comunismo, poi il liberalismo, l’ateismo materialistico, infine l’agnosticismo); si prodiga senza sosta e in silenzio in favore degli umili, mantenendo sempre un costante aggiornamento e ampliamento culturale, che lo fanno divenire un umanista senza confini. Cerca di adottare giovani seminaristi per ripetere il suo miracolo. Il suo apostolato cambia marcia e direzione quando incontra Padre Virginio Rotondi, che curò la presenza dei cattolici in politica, divenendone il segretario e poi il continuatore della parola evangelica. Rotondi lo introduce nel mondo del giornalismo, dei media, delle imprese, dello spettacolo, della cultura e della politica, dove don Ennio usa tutti i mezzi mass mediali per propagare la parola cristiana, la morale cristiana, la gratificazione di una vita cristiana. Partecipa con maestria dai microfoni della RAI a varie edizioni del mitico “Convegno dei Cinque”, scardinando le posizioni scientiste di altri vari eminenti esperti partecipanti, ed entra infine in tutte le case delle famiglie italiane con la rubrica radiofonica RAI: ”Tre minuti per te. Ascolta, si fa sera: vi parla Don Ennio Innocenti”, che tiene per ben 27 anni, apprezzatissimo dal noto giornalista ed intellettuale Sergio Zavoli, editando poi tutti gli interventi, ripetuti in più edizioni e avviando il suo originale, intensissimo apostolato librario. È l’avvio di un’universale accoglienza nell’ambito delle famiglie, tessere fondamentali di ogni società, che non solo continuano la creazione divina della specie umana, ma che divengono fonte di valori e benessere per tutti i tipi di famiglia che da essa derivano, espandendosi in collaborazione e gerarchia nella società civile e religiosa. Dai microfoni della RAI diviene l’alfiere contro la massoneria, ma “il sistema” non tollera ed al primo cambio di potere viene rimosso. Don Ennio non demorde. Viene invitato in ogni dove, in ogni nazione, a tenere incontri dialettici, conferenze, seminari, dibattiti, ritiri spirituali, giornate di formazione, di chiarimenti, non solo dinanzi ai fedeli, ma anche in contradditorio con gli antagonisti del Cristianesimo, di cui non teme le insidie. La sua parola, scaturente dal tomismo più puro, è sempre illuminante, confortante, concisa, adattabile ai vari livelli di dialogo, precisa e costante nel difendere la Chiesa e nel mantenerne viva la funzione e tradizione, senza cedimenti al liberalismo invadente e subdolamente inquinante, senza essere imbrigliato in vari cedimenti eretici che affollano la Chiesa cattolica romana. La difende fino allo spasimo la sua Chiesa, la sua Madre. Riprende a insegnare teologia fondamentale, ecumenismo, filosofia sistematica e contemporanea in un Istituto teologico affiliato all’Università Lateranense. Rifonda un’associazione di diritto ecclesiale, la “Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe”, di antica tradizione medievale corporativa, per formare nuovi educatori di valori cristiani (gli aurighi) rivolti alla società civile, per diffondere i relativi impegni scritti. Edita con quella etichetta una settantina di libri, in più di cento edizioni, che toccano i temi più scottanti della nostra vita secolare e dell’attuale involuzione, con un taglio storico conciso, sorprendente, rivolto a inquadrare il nocciolo degli eventi. Emergono opere  esegetiche-filosofiche, (Vangelo e Coscienza), filosofiche (Critica alla psicoanalisi), storiche (Storia del potere temporale dei Papi) e sociologiche-giuridiche (Dottrina sociale della Chiesa).  Poi, con un colpo d’ala che sorprende l’intero mondo culturale nazionale ed internazionale, fa la storia del tracciato gnostico del pensiero umano e pubblica una sorta di enciclopedia della gnosi, unica al mondo, con cui svela la devianza costante, diabolica del pensiero umano dalla retta conoscenza, che invece lo dovrebbe indirizzare verso il Padre celeste. (“La Gnosi spuria”, edita anche da Città Ideale, Prato, la più recente nel 2013). Lo scopo di Don Ennio è stato quello di dimostrare la continuità, dalle origini al presente, della gnosi “spuria”, che “come una radice avvelenata, continua ad essere piantata nel corso dei secoli, alimentando l’empietà. È il processo di rivoluzione permanente che attacca dal di fuori e dal didentro la Chiesa e la Civiltà Cristiana”. È un’opera che lo colloca fra i giganti imperituri del pensiero.

Don Ennio, moderno combattente con una spada morale tagliente, che non ha risparmiato di affondare anche in una parte del seno burocratico e pigro della sua Chiesa, ha manifestato sempre il suo pensiero con estrema libertà anche come giornalista. Ha scritto, con alacrità incessante, migliaia di articoli su importanti quotidiani, testate italiane e riviste di spiritualità, e, come dimostrerà un giorno il suo carteggio con Papi, cardinali e potenti della nazione, è stato sempre stimato e preso in considerazioni dai suoi interlocutori. Ha seguito d’ufficio le cause matrimoniali della Sacra Rota e ha preparato gli atti per avviare l’istruttoria per la canonizzazione del commissario Calabresi. Lontano da incarichi prestigiosi, dedito alle sue ricerche teologiche, filosofiche e storiche è stato il crocevia a Roma di equilibrati cardinali tradizionalisti, lievito per modernizzare la Chiesa nella propagazione della parola evangelica mantenendo la fede e accrescendo la spiritualità originaria. Ha avuto apprezzamenti da Giovanni XXIII, da Paolo VI, che gli ha concesso il privilegio straordinario di dotarsi di una cappella personale, dal patriarca di Venezia Albino Luciani, divenuto papa con il nome di Giovanni Paolo I, da Giovanni Paolo II. Ultimamente aveva intavolato ottimi rapporti con S.E. il Segretario di Stato, cardinale Parolin, con cui condivideva l’apertura della politica diplomatica vaticana di cauta, ma impellente apertura verso l’EST. Molti, consapevoli della sua influenza culturale, hanno cercato di inquadrare e asservire il suo dinamismo nell’ambito politico italiano e trascinarlo da una fazione all’altra dello schieramento continuamente variabile delle forze in campo. In effetti don Ennio non si è lasciato mai irretire da inviti ricorrenti e ha sempre preferito confrontarsi, da ricercatore e filosofo preparato, con dottrine politiche che avessero un’impostazione architetturale di carattere deduttivo, perché permettevano il dialogo, l’evidenza delle aporie, la possibilità di aggiornare le proprie visioni e trovare sintesi comuni nel rispetto della diversità delle proprie posizioni, per lui, comunque, da integrare. Il suo obbiettivo è sempre stato quello di convertire i politici che incontrava, nel solco dell’insegnamento spiritualissimo di Gesù: ”Io sono la Via, la Verità, la Vita.” Nel campo dell’arte, consapevole che la sua funzione è quella di portare l’uomo verso la bellezza perfetta, infinita, don Innocenti ha continuamente cercato di promuovere l’arte sacra, stimolando innumerevoli artisti, nazionali ed internazionali, spesso di chiara fama, di cui è divenuto un amico referenziale, a percorrere questa esperienza gratificante e illuminante agli occhi del mondo intero. Presente per decenni fra i pittori e gli scultori cattolici di via Margutta a Roma, è stato cappellano anche dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani di Roma) e amico di critici d’arte insigni, sempre presenti ai congressi sulla Gnosi che aveva fatto organizzare. Don Ennio ha lasciato un patrimonio bibliotecario casalingo di tutto rispetto, che gli è servito principalmente per effettuare le ricerche sulla gnosi, contenente circa 5000 volumi prevalentemente schedati, che, nel rispetto dei suoi desideri, sono stati avviati, per iniziativa dei suoi familiari, ad un seminario italiano da lui conosciuto, per dare un supporto qualificato alla formazione di giovani seminaristi. È stato l’ultimo atto di amore e fedeltà verso la sua Chiesa, che avanzerà sempre nei secoli grazie alla presenza metabolica di Gesù, il Salvatore.

Don Ennio non è passato invano, non rimarrà un ricordo storico. È morto in Cristo, sempre presente, e quindi anche lui vive e vivrà sempre con la sua luminosa presenza nei nostri cuori, continuando ad indicarci, con tutte le sue opere e la sua viva parola, la via della salvezza, che ha tracciato con tanta passione per noi durante la sua vita terrena. Siamo chiamati ad entrare nel suo regno e a divenire, come lui più di lui, i propagatori apostolici della parola divina, che tanto magistralmente lui ha trasmesso al popolo di Dio per la nostra sublimazione nel Padre.

15 febbraio 2021

                                                                                             Vittoriano Innocenti