Redenzione dall’idolatria

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Fin dalla creazione l’uomo fu ammonito a non fare di se stesso l’assoluto, il padrone della determinazione del bene e del male, il primo idolo.

Disubbidendo, l’uomo si fece schiavo di molti idoli e fra questi l’idolo dell’autorità politica, quasi che questa veste dell’umano la facesse diventare divina, assoluta, fonte del bene e del male.

Il Faraone è l’emblema tipico dell’autorità politica sacra, assoluta, che Mosè dimostra falsa.

Ma è solo Gesù che stabilisce per sempre la distinzione fra l’autorità politica e Dio. Dopo Gesù è ristabilito l’ordine: lo Stato è solo umano e quindi è relativo come tutto ciò che è umano.

E difatti il cristianesimo ha sempre preteso la distinzione tra Chiesa e Stato ed è stato sempre disponibile a qualunque forma di Stato che gli uomini preferissero, nessuna di esse essendo un idolo, nessuna di esse potendo essere Dio, arbitro assoluto del bene e del male.

Di qui comincia la discussione tutta umana e libera sulla possibile o preferibile forma di Stato e di esercizio dell’autorità politica, che i popoli scelsero via via secondo le loro necessità riconosciute.

E così l’uomo ha potuto illudersi d’essersi redento dall’idolatria politica, ma l’idolo si è ripresentato quando ha preteso di diventare arbitro assoluto del bene e del male nella forma di assemblea popolare o parlamentare: il popolo è Dio? Il Parlamento è Dio?

E’ successo che lo Stato Moderno proclamasse di non conoscere alcuna autorità superiore alla sua e così ritornasse ad essere idolo, vanificando la redenzione che aveva voluto Gesù.

Don Ennio Innocenti