Un difetto nella catechesi cattolica

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Una giornalista ha chiesto ad una donna velata (italiana), la ragione della sua conversione all’Islam e questa ha risposto: «Perché Dio è l’unico e io lo amo».

Questa apostasia fa la spia d’una catechesi difettosa: il culto della Trinità non appare abbastanza ancorato nella unicità della divinità.

I catechisti non fanno tesoro della spiegazione tomista che parla della Trinità in termini di relazioni interne all’unica Divinità. Il termine Persona non dovrebbe oscurare la sua essenza di relazione. Il culto di Gesù appare spesso immemore del monito di Paolo che scandiva di voler conoscere Gesù non tanto nella carne quanto nello spirito (e la catechesi così inclina praticamente in una direzione filo-ariana).

Il silenzio su Dio Spirito oscura la saldatura delle due reciproche relazioni sussistenti nell’essenza della terza, che riconduce all’unità della Divinità come Amore donativo di sé anche all’essere creato.

Credo che alla radice di questo difetto della catechesi ci sia una teologia preoccupata di essere biblica, ma non altrettanto patristica, abituata all’esegesi, ma non alla speculazione, digiuna di mistica.

Il culto spirituale (amoroso) di Dio come unico, sommo e incomparabile Bene è tipico del cattolicesimo, svelato nella vita unitaria della divinità.

Il culto di Gesù come Dio non dovrebbe mai attenuare la verità che l’umanità è solo assunta come strumento, mentre l’essere grazie al quale essa sussiste e solo divino, il Santo.

Don Ennio Innocenti